di Andrea Centini
Il flavonoide 4,4′-dimetossixalcone (DMC) scoperto nelle piante dell’Angelica keiskei è in grado di prolungare la vita del 20% a vermi, moscerini della frutta e lieviti, inoltre rallenta i meccanismi di invecchiamento nelle cellule umane e protegge i tessuti dei topi affetti da gravi problemi cardiaci. Il super composto individuato nelle foglie della pianta diffusa in Giappone.
Nelle foglie dell’Angelica keiskei, un pianta diffusa in Giappone conosciuta col nome di ashitaba (‘foglia del domani’), è stato individuato un prezioso composto anti-invecchiamento, in grado di prolungare sensibilmente la vita a lieviti, vermi e moscerini. Ma non solo. La molecola, un flavonoide chiamato 4,4′-dimetossixalcone (DMC), ha dimostrato di rallentare gli effetti dell’invecchiamento anche nelle cellule umane in coltura, oltre che proteggere i tessuti dei topi affetti da ischemia miocardica prolungata.
Ricerca internazionale. L’elisir di lunga vita è stato scoperto da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati austriaci dell’istituto NAWI presso l’Università di Graz, che hanno collaborato con colleghi del Leibniz Research Institute for Environmental Medicine di Düsseldorf (Germania), dell’istituto INSERM di Parigi, dell’Università di Berlino e di altri centri e atenei europei. I ricercatori, coordinati dal professor Frank Madeo, docente presso l’Istituto di Scienze Biologiche Molecolari dell’ateneo di Graz, si sono concentrati sull’Angelica keiskei poiché da tempo ne sono note diverse proprietà benefiche legate alla medicina tradizionale asiatica.
Sostanza ‘miracolosa’. Dagli estratti delle foglie dell’ashitaba, una pianta da fiore appartenente alla famiglia delle carote, Madeo e colleghi hanno isolato il flavoinoide DMC. Testandolo su diversi organismi come moscerini della frutta, vermi e lieviti hanno scoperto che è può prolungarne la sopravvivenza del 20 percento. Nelle cellule umane in coltura è invece in grado di contrastare gli effetti del naturale invecchiamento. Ma come ci riesce? Gli autori della ricerca hanno scoperto che la molecola favorisce l’attivazione dell’autofagia, un meccanismo biologico individuato dallo scienziato giapponese Yoshinori Ohsumi (Premio Nobel nel 2016) che è alla base della pulizia delle cellule. In parole semplici, attraverso l’autofagia vengono rimossi gli scarti di proteine, le componenti cellulari degradate e altri materiali ‘inutili’ che successivamente vengono trasformati in energia. Il processo diventa meno efficiente con l’invecchiamento, e quando si “inceppa” può essere alla base di malattie serie come il cancro.
Test promettente. Sperimentato su topi colpiti da ischemia miocardica prolungata, una condizione che riduce il flusso sanguigno, il flavoinoide dell’Angelica keiskei ha dimostrato di proteggere i tessuti. Secondo Madeo e colleghi è la prova che la molecola favorisce l’autofagia e che quest’ultima gioca un ruolo fondamentale contro i processi dell’invecchiamento. Benché abbia funzionato anche su cellule umane, prima di arrivare a una vera e propria terapia “anti-aging” saranno necessari ulteriori anni di studio. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature Communications.
Fonte: scienze.fanpage.it
 
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