I ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Skolkovo (Mosca) e i loro colleghi stranieri si sono avvicinati alla comprensione del fatto che le peculiarità nello scambio dei grassi nell’organismo influisce sulla durata della vita di una persona.

Lo si legge in un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

“Siamo riusciti a trovare un legame tra l’aspettativa di vita e le caratteristiche del metabolismo lipidico. Questo risultato è interessante in sé, ma sono ancora più preziosi i dati che abbiamo ricavato sui lipidomi di 35 specie di mammiferi. In precedenza si studiava l’evoluzione dei lipidomi per solo quattro specie. Molto probabilmente i nostri dati su 35 specie permetteranno di ottenere risultati nuovi e più interessanti,” — racconta Ekaterina Khrameeva, ricercatore dell’Istituto di Skolkovo.

La durata tipica della vita di una persona non ha un valore costante: prima dell’inizio della civiltà variava da 20 a 30 anni, dopodichè è aumentata costantemente con lo sviluppo della scienza e della medicina. Oggi le persone vivono mediamente più di 60 anni nella maggior parte dei Paesi nel mondo, in altri Stati con economie avanzate come il Giappone si vive anche sopra gli 80 anni grazie ad un’alta qualità della vita e all’alto livello della medicina.

D’altra parte in molti esseri viventi c’è un’età massima per cui la maggior parte degli animali muoiono di vecchiaia. Negli ultimi anni gli scienziati hanno attivamente dibattuto se questo sia una caratteristica valida anche per l’uomo. Lo scorso ottobre i ricercatori americani hanno dimostrato che questa età massima compresa tra i 100 e 115 anni è piuttosto modesta per gli standard d’età di un certo numero di personaggi biblici.

Come raccontato dalla Khrameeva e dai suoi colleghi, l’aspettativa di vita massima può variare di decine di volte tra mammiferi legati l’uno con l’altro. Ad esempio l’uomo vive tre volte più a lungo rispetto ai macachi, nonostante le piccole differenze nella struttura del DNA. Perché succede gli scienziati non lo sanno ancora.

I biologi di Skolkovo e gli scienziati di diversi centri stranieri di ricerca hanno supposto che la risposta a questa domanda possa nascondersi nel modo in cui le cellule di cervello, fegato, reni ed altri organi interagiscono con le molecole di grasso. Per mettere alla prova questa teoria, gli scienziati hanno preso 669 campioni di grasso dagli organi principali di 35 specie di mammiferi, dopodichè hanno confrontato la loro struttura molecolare utilizzando uno spettrometro di massa ed un cromatografo.

Come si è scoperto le particolarità nella struttura delle molecole di grasso che vengono utilizzate nelle attività cellulari sono effettivamente correlate alla durata della vita dei mammiferi. Ad esempio alcuni tipi di grassi nella membrana cellulare degli animali con una longevità maggiore contenevano in media più molecole di idrogeno rispetto a quelli degli animali con una vita più breve.

Come suggerito dagli autori della scoperta, questo è dovuto a differenze nella velocità del metabolismo: negli animali con una vita più lunga, il cui metabolismo è lento, questi tipi di grassi si ossidano più lentamente rispetto agli animali con una vita breve e con un metabolismo veloce.

La scoperta e lo studio di queste differenze nel ciclo lipidico dei mammiferi, come ritenuto dagli scienziati, ci aiuterà a capire come avviene il processo di invecchiamento e se è possibile fermarlo.

Fonte: it.sputniknews.com